Edito in occasione della mostra “Seguso. Vetri d’arte: 1932-1973”, Murano, Museo del Vetro
18.05.2013 > 29.09.2013

A cura di Marc Heiremans

La mostra è il frutto di un lungo lavoro di ricerca da parte dello studioso belga Marc Heiremans, grande esperto di storia del vetro muranese contemporaneo, su una delle eccellenze produttive del XX secolo: la “Seguso Vetri d’Arte”.

Attraverso una carrellata di capolavori viene focalizzata la vicenda di un’imprenditoria familiare, vera e propria“dinastia” della lavorazione del vetro, che ha contribuito in modo determinante allo sviluppo di quest’arte durante il Novecento.

La fucina di famiglia diviene azienda nei primi Anni ’30, in un periodo di forte innovazione e grande progettualità manifatturiera. A questo “nome”, sotto la direzione artistica di Flavio Poli, si affianca negli anni quello di eccellenti maestri vetrai, presto riconosciuti artefici di vetri ineccepibili.

In mostra vi sono Grigio oro e Pesco oro due delle creazioni con le quali nel ’36 la vetreria ottiene il Diploma d’Onore alla IV Triennale di Milano, oltre ai vasi dalle forme irregolari che solo Seguso produce, nettamente all’avanguardia per l’epoca, i primi fazzoletti, allora chiamati “cartocci” e appena introdotti da Pietro Chiesa per Fontana Arte. Si trovano inoltre i vetri di pasta colorata ricoperti di uno strato di cristallo incolore, invenzione della vetreria Seguso per contrastare i rischi d’instabilità.

La Seguso viene riconosciuta a livello internazionale ed entra nel panorama dell’arte contemporanea dal 1949, quando i più grandi musei internazionali cominciano ad acquistare i vetri artistici usciti dalla sua fornace e disegnati da Flavio Poli: dal Victoria & Albert di Londra al “Landesgewerbemuseum” di Stoccarda, dal Neue Sammlung Museum di Monaco, al Royal Ontario Museum di Toronto, fino al MoMA di New York.

Vanno ricondotte agli anni Cinquanta le difficilissimeValve, di cui in mostra sono esposti esemplari rarissimi: forme ottenute con una lunga lavorazione a freddo e per le quali la vetreria Seguso ha sperimentato il riutilizzo dellatecnica a incalmo. Quindi i Sommersi – talvolta anche sfumati e corrosi – in cui spessi strati di vetro di colori diversi vengono sovrapposti, con alchimie uniche, per arrivare a nuove colorazioni, fluttuazioni di arte e poesia: notte boreale, sayonara, fumo di Londra; grigio acciaio e violetto; verde, rosso cinese e giallo; rubino leggero e giallo resina; grigio, rosso cinese e ancora grigio. Nel ’54 il Compasso d’Oro, alla sua prima edizione, viene assegnato proprio a un grande vaso in vetro sommerso blu rubino e cristallo disegnato da Poli per Seguso.

Nel ’63 Poli si stacca e direttore artistico della vetreria diventa Mario Pinzoni, suo allievo fin dal ’53. Pinzoni disegna fra il resto anche due vasi in vetro bulicante per la Biennale di Venezia del ’64, che possiamo vedere esposti, in questa importante occasione, al Museo del Vetro di Murano, insieme ad altri prototipi come il Picchio ametista pagliesco e rosso, opera troppo complicata per essere riprodotta.

Nel ’71 lascia anche Pinzoni e nel ’72 la famiglia si divide el’azienda con lo storico marchio viene venduta. Il percorso espositivo termina a questo punto della storia della vetreria, tracciandone il fondamentale contributo artistico.